lunedì 20 marzo 2017

ONCE UPON A TIME....IL CARPAT RALLY

C'era una volta non troppi anni fa un Rally Raid che veniva organizzato da un certo Dino Solujan e si chiamava CARPAT RALLY, si svolgeva a cavallo dei monti Carpazi in Romania, era più o meno lungo 1000-1200 km a seconda delle edizioni ed era frequentato da Italiani Tedeschi Svizzeri e altri pochi piloti europei.
Era caratterizzato da percorsi prettamente off, molto verde, boschi e monti su cui viaggiare in "cresta" e le prove speciali che a volte superavano anche i 200 km.
A cavallo del 2002-2003 anche la rivista Motociclismo Fuoristrada ne parlò definendo la competizione la Dakar dell'Europa.
L'ultima edizione di questo Rally si svolse nel 2006 poi sia gli organizzaori sia tutto il resto venne quasi dimenticato.
Qua sotto riportata una delle tante avventure che potevano capitare ai partecipanti, e ne sono capitate davvero tante........
Questa è quella capitata a un certo Levoski, che non conosco ma ringrazio comunque, per avergli "rubato" la storia, lui di Carpat ne ha fatti sette.
Dedicato a Pastorello Miotto Ceccucci Pastori Cuminetti a me ( Gigi Molinari ) a Uslenghi a Cristanelli a Tronconi e a tutti quelli che hanno fatto almeno una volta il Carpat.
Dedicato anche a Dino Solujan e al furgone Pitzgauer 4x4


CARPAT EXPRESS 2006
(forse sarebbe stato meglio la Romagna)
Creato da Dinu Solojan, il Carpat Rally è noto per essere la gara europea con le tappe più lunge e seconda solo alla Dakar, a detta di molti piloti più difficile della Dakar stessa, non per la lunghezza del percorso, ma per il giusto mix che lo rappresenta dato da navigazione pura e tratti enduristici quasi estremi.
Accanto all'appuntamento racing è stato inserito anche il Raid, carovana non competitiva di piloti che seguono il rally nel suo percorso che fa assaporare la sensazione di partecipare ad una gara mondiale senza bisogno della licenza di pilota.
Testo e foto Franzo Zordan
Nata come gara itinerante per la Romania con le prime edizioni che arrivavano fino a Costanza sul Mar Nero partendo da Arad, via via la soluzione è stata quella di fare le così dette tappe a margherita in modo di non dover spostare tutta la carovana dei paddok su e giù per la Romania; la soluzione ideale era quella degli ultimi anni, cioè di fare un unico spostamento da Deva ad Alba Julia: in questa maniera con uno spostamento di 80 km si dava la possibilità anche a quelli del raid di non perdere la tappa in quanto si poteva alla fine tornare a prendere la macchina nella città precedente .
Di Carpat ne ho fatti cinque su sette, lo aspetto ogni anno sperando in un evento che superi quello dell’anno precedente. Quest’anno sulla carta si presentava come l’edizione della svolta, l’assoluto,il più duro di tutte le edizioni; nei due siti ufficiali si leggeva di prepararsi bene fisicamente in quanto ci sarà da soffrire dicevano. Viste queste premesse decido di partire con la Kawa klx 300 4t moto leggera e affidabile, certo meno potente del klx 650 Tosco con la quale ho fatto le precedenti edizioni .
Il programma parlava di ritrovo ad Arad il lunedì 31/7 in giornata, partenza gara il martedì con prologo a Moneasa per stare 2 notti e poi spostare tutto a Alba Julia con tappa finale il sabato !?!? Che senso ha , non capisco, mi sembra poco logico.
(ecco la bella 650 del Leva ispirazione per la realizzazione del verde lattugone del Posaja)
Una volta arrivati e dopo una serie infinita di polemiche dovute a problemi mal gestiti di tesseramento dei piloti arriviamo all'ora di cena. Il nostro gruppo composto da 4 piloti, 2 raid, 1 cuoco, 1 meccanico con tanto di maglietta ufficiale con vari sponsor più virtuali che reali che ci fa sembrare “ UFFICIALI”, si muove verso un posto caratteristico di Arad.
Un’isola parco dove per accedere allo stesso bisogna passare su un ponte di barche e pagare un biglietto. Ci troviamo in una sorta di Octoberfest rumena con tavoli di legno e locali vari.
Per chi non è pratico, Arad si trova pochi km dopo il confine Ungherese, Moneasa è a 100 km da Arad isolata in mezzo a un monte con un’unica strada che arriva e muore lì, Alba è a 300km da Moneasa , in termini di tempo vuol dire 3 ore per raggiungere Arad e almeno 6 ore per raggiungere Alba.
Considerando che ad Arad ci andiamo solo per formalizzare le iscrizioni per poi spostare tutto a Moneasa per il prologo, iniziano a girarmi i coglioni al pensiero di dover perdere due tappe, una delle quali la più lunga, ma non posso rinunciare a questa edizione, parto.
La speranza è quella che così bardati le fighe ci saltino addosso con le mutande in mano implorando di deflorarle seduta stante, ci muoviamo con il petto gonfio sperando ciò accada ma… niente non ci cagano; sembra che la cosa per loro sia più che normale, evidentemente il gruppo non attira le voglie di queste verginelle, ma a guardarci bene hanno ragione le magliette sono troppo attillate e i ventri molto prominenti, gli sponsor poco conosciuti e gli sguardi di almeno 3 di noi sono di quelli che vedono il mondo per la prima volta facendo commenti a voce alta su ogni loro abitudine diversa dalla nostra. Non resta altro che sederci ad un tavolo e tentare di tacchinare la cameriera l’unica che ci da retta.
01/08 PRIMO GIORNO , IL PROLOGO
La scena che si presenta dopo pochi minuti ha dell’incredibile sentiamo un rumore della moto, è Massimo Chiesa vincitore della scorsa edizione , lo sentiamo dentro il bosco ma il rumore della moto non è lineare e aperto, sembra che apra e chiuda in continuazione … strano … io vedo l’uscita del bosco e mi aspetto di vederlo uscire da un momento all’altro , … invece vedo una mandria di cavalli imbizzarrita con Chiesa in mezzo che tenta di passarli, non sbaglia la nota e lo vedo arrivare correndo in mezzo a due cavalli : una scena incredibile.. questi lo potevano schiacciare in qualsiasi momento; mi rendo conto che ho una macchina fotografica e che devo fare una foto ma il tempo di estrarla e l’uomo è gia passato. Ora il problema è nostro: i cavalli proseguono la corsa spinti da un’altro pilota e vengono verso di noi, sto fermo dietro al cespuglio sperando che nessuno si inventi di saltarlo, guardo Tanker anche lui immobile e sbigottito; lì per lì non ci siamo resi conto che potevamo essere tranquillamente travolti da questa mandria
Verso le 17,30 arrivano i primi piloti, la partenza per il prologo è alle 18. Partiamo un po’ prima dei piloti convinti di trovare un posto bello per vederli passare, dopo i primi chilometri su uno sterrato veloce e ghiaioso entriamo dentro un bosco con una pista di terra soffice e all’uscita trovo un punto dove la nota dice di andare a sinistra ma la velocità di arrivo e l’istinto dicono di entrare nel bosco successivo e andare dritti, non sbagliavo quasi tutti i piloti ci sono cascati.
Bene, nascondiamo le moto dietro a un cespuglio e restiamo in attesa.
La prova speciale passava attraverso una comunità contadina dedita all’allevamento dei cavalli, non servendo recinti i cavalli erano allo stato brado e al passaggio del primo pilota si sono messi a correre verso il paese entrando per le strade e creando scompiglio tra i turisti; i contadini accortisi del fatto hanno atteso nella pista il passaggio dei piloti per protestare. Crista era l’ultimo a passare in quanto doveva accompagnare due pilotesse che viaggiavano ad andatura da bradipo, ad attenderlo sulla pista c’erano quattro contadini incazzati neri, lui si ferma credendo che questi lo volessero ringraziare per aver portato tutte queste moto colorate e rumorose nella loro terra ma questi senza parlare lo prendono a catenate sulla schiena, con una forza tale che se l’uomo non avesse avuto le protezioni lo avrebbero tagliato a metà.
Da notare lo stupore del contadino che dopo avergli sferrato il colpo e vedendo che il Crista non fa una piega, guardandolo negli occhi prova un altro colpo senza ottenere risultato; l’uomo perplesso protegge con il suo corpo le amazzoni e appena passate se ne va , i contadini non avendo avuto soddisfazione si rivolgono alla polizia facendo di fatto scattare due denunce per Dinu ( 9 cavalli e 2 cavalle gravide non sono mai stati ritrovati ).
Al briefing della sera annunceranno il primo taglio del percorso con due tappe da 45 e 50 km.
02/08 SECONDO GIORNO , MONEASA
Al mattino la partenza è fissata per le nove, noi con tutta calma montiamo il road book e partiamo dopo i piloti. Siamo in tre, all’amico Tanker si è aggiunto Andrea77 conosciuto l’anno prima , è un pilota affidabile e bravo.
Il percorso è facile e scorrevole, dentro boschi meravigliosi con tratti fangosi e piccoli strappi in salita, ormai la compagnia è affiatata e non ci blocchiamo mai.
Dopo 6 km inizio ad andare a prendere un gruppo di piloti con cui facciamo carovana, dobbiamo girare tra poco, ma come mi avvicino ad un tizio col ktm questo apre il gas e incrocia la traiettoria sparando sassi all’impazzata, sembrava in lotta per la vittoria, riesco ad affiancarmi e a fischiare ma lui non molla piuttosto si uccide che farsi superare. Con un guizzo mi taglia la strada e apre il gas riempiendomi ancora di sassi, li mollo, io giro qui, i due continuano sulla pista che si inerpica su una mulattiera, li vedo andare senza girarsi non mollano.
Arriva Tanker e li aspettiamo insieme, dopo un po’ vediamo arrivare Andrea: è sconvolto dice che la mulattiera è impossibile e il tizio col ktm l’ha superato ed è sparito, ma dice che in alto è impossibile anche girare la moto.

Nella foto a destra si vede ritratto un punto difficoltoso è una frana che forma nella pista tre canaloni profondi.

Proseguiamo tra boschi e sterrati e ad un certo punto in una radura vediamo degli zingari, donne e uomini che danzano, rallentiamo e ci fermiamo a una distanza di sicurezza, ci fa strano vedere questi che ballano, cercando una spiegazione logica penso a un matrimonio zigano, penso a un comitato di accoglienza per chi indovinava la nota dentro il bosco,… penso che adesso ci squartano e ci tolgono gli organi per rivenderli al mercato nero, gli zingari vivono di questo no?.
Ci fermiamo per vedere da vicino e scopriamo che stavano girando un videoclip di una cantante famosa in Romania, tale Angela Rusu, una formosa donna molto solare e con grosse zinne che ballonzolano ad ogni passo.

Dopo le foto di rito ripartiamo ormai siamo alla fine della tappa, l’ultima deviazione ci porta alla fine del prologo proprio dove Crista è stato preso a catenate, un brivido mi corre lungo la schiena .

Torniamo al paddok facciamo il pieno, carichiamo il secondo road book e ripartiamo per il giro successivo.
All’inizio della speciale veniamo avvisati che manca all’appello il numero 22 e siccome siamo gli ultimi ci chiedono di ritrovarlo; iniziamo, la speciale è velocissima con sterrati dove chi ha il coraggio di tenere aperto fa la differenza, niente di rilevante tranne i villeggianti che ci salutano accampati sulle sponde del fiume; alcuni ci fanno segno di fermarci per pranzare con loro.
Incrociamo una vettura dell’assistenza con su caricata una moto, è quella di Rev, ha preso una gran botta ma tutto sommato sta bene.
Giunti ai paddok scopriamo il perchè alla prima tappa non ci ha seguito nessuno: in sostanza il percorso è stato tagliato in corrispondenza del bosco deviando tutti per evitare l’incontro con i contadini, ma questo al briefing non è stato detto tanto che alcuni sono passati sul percorso vecchio come ci dissero gli zingari, pare che sia stato deciso in corsa e che ci fosse una persona a deviare i partecipanti mentre il gruppo del raid che ci seguiva ha seguito le tracce noi abbiamo seguito il road book.
03/08 TRASFERIMENTO, ALBA JULIA
Oggi devo solo trasferire il mezzo da Moneasa ad Alba Julia quindi non corro, peccato è la tappa più lunga. Tanker si attacca al gruppo di Giulio, percorriamo a ritroso la strada incrociando mezzi assurdi.
All’arrivo i piloti descrivono questa tappa come la più vicina allo standard di gara, sufficientemente lunga e complessa , questo non fa altro che aumentare la mia rabbia per non averla potuta fare. Bollettino medico : Pasquato gamba rotta
La serata passa tranquilla, dopo cena il briefing, dove annunciano l’ennesimo taglio di percorso proprio nella parte del parco con percorsi sottobosco fantastici, adducendo storie di permessi non ottenuti. 
Scopriremo che proprio nel parco la KTM sta effettuando una prova del famoso Romaniacs prova estrema sponsorizzata dalla Red Bull, evidentemente l’organizzazione non voleva farci scoprire che in Romania esiste dell’altro.Sono qui da 3 giorni e ho fatto 110 km di fuoristrada decisamente sottomedia, mi girano i coglioni.

Per consolarci proviamo ad entrare nel famoso night adiacente all’albergo ma…. desolazione , praticamente vuoto!
04/08 ALBA JULIA – ALBA JULIA
Sveglia presto, voglio correre sono pronto prima dei piloti, non aspetto nessuno avviso i miei compari che li aspetterò all’inizio della prova speciale, il trasferimento è in parte su asfalto e in parte su un lungo sterrato piatto polveroso, vado piano voglio godermi tutto , arrivo all’inizio della p.s. e… aspetto, i piloti quelli veri arrivano alla spicciolata , li guardo, mi piace vedere i gesti che fanno prima di entrare in p.s.

Arrivano anche i mie compagni e decidiamo di entrare in prova speciale prima dei piloti in modo da vederli passare, abbiamo dieci minuti prima che il primo prenda il via.
L’inizio e veloce con note lunghe e molto chiare, poi una deviazione dentro il bosco, dobbiamo trovare un punto per fotografarli, non c’e niente di tecnico decidiamo allora di fermarci all’interno del bosco ormai sono le dieci, sono partiti non c’e tempo per trovare un punto migliore
Cavolo se sono veloci, l’obbiettivo non riesce a bloccarli, l’unica nota interessante è il sorpasso proprio nel bosco, di Uslenghi su Pastorello.. in pochi km ha recuperato i 30 secondi di vantaggio.
Dopo pochi metri all’uscita di una curva vediamo questo
È il pilota numero 25 che viaggiava nelle ultime posizioni , ci fermiamo e tentiamo di estrarlo
Ma il fango è più forte e non riusciamo, arriva per fortuna l’altro gruppo del raid con al comando Giulio e in cinque riusciamo ad avere la meglio sul fango.
Lasciamo ripartire il gruppo di Giulio in modo da non aver nessuno dietro e ripartiamo, il percorso ci porta dentro quei famosi boschi del 2003 con piste di terra umida e sassi, con tornanti secchi che si arrampicano sulla montagna da fare tutto d’un fiato: un vero orgasmo, una libidine assoluta, esprimere emozioni su questa parte di percorso è difficile so solo che ogni volta che arrivo in cima dove c’è una radura con una Madonnina mi fermo e penso che è stato meglio di una scopata e devo per forza fumare una sigaretta.
Dopo questo orgasmo il percorso riprende in quota quello del 2003 con passaggi all’interno di boschi su piste di terra soffice e subito i ricordi di quando nel 2003 ci fermammo con Ciaccia a scambiarci le moto e assaporare quei momenti di pace assoluta.
Passati questi momenti felici in una pista veloce vediamo ancora il gruppo di Giulio fermo ma questa volta per qualcosa di grave: vediamo una KTM a terra e un pilota in ginocchio sulla pista, ci fermiamo e ci dice che ha preso un palo che sporgeva per metà sulla pista non vedendolo o meglio accorgendosi all’ultimo ha tentato di schivarlo prendendolo sulla spalla piuttosto che sul collo, è il tizio a cui Pietribiasi ha riparato la moto la sera prima.Alla sera molti piloti diranno che lo hanno sfiorato per puro caso, non oso pensare se qualcuno della gara lo avesse preso in pieno petto, penso anche a quei famosi apripista che fanno il percorso il giorno prima, uno sano di mente lo avrebbe tolto.
Ora il problema è come muovere l’uomo visto che ha la spalla fuori uso e non riesce a muovere il braccio , i telefonini non hanno segnale siamo su un punto estremamente isolato su una pista stretta e pensiamo che il fuoristrada non arrivi , vediamo sul road book che tra 11 km c’è un villaggio. L’idea è questa: un paio restano con il ferito, in quattro scendiamo avvisiamo i soccorsi di farsi trovare al villaggio, torniamo in due su una moto e portiamo giù l’uomo in sella con Giulio mentre l’altro porta giù la moto.
Con lui resta il fido Borghin: una leggenda vivente, un pilota che si avvicina ai settanta e corre da sempre; possiede più di 400 moto da fuoristrada dal dopoguerra in poi, conosce tutto e tutti, di storie da raccontare ne ha tante, senz’altro lui non lo farà addormentare. Arrivati riusciamo a parlare con Dinu il quale ci assicura di mandare dei “ salvamount “ così si chiama il soccorso alpino locale, Giulio ci congeda essendo la situazione sotto controllo
05/08 LA TAPPA FINALE 
Al mattino partiamo per quello che sarà l’ultimo atto di questo Raid decisamente sottotono, la tappa è un classico, quella del monastero , andiamo alla partenza e partiamo subito dopo i piloti per loro ormai questa è una proforma visto che c’è un vincitore quasi sicuro .
La tappa parte subito con una mulattiera impegnativa ed è più dura del previsto, ci porta subito in quota dove sul costo della montagna troviamo il gruppo del raid capitanati da Cecucci; questi sono stati messi lì a presidiare una frana che si è portata via mezza pista. Passiamo l’ostacolo e proseguiamo verso la cima del monte, entriamo nel bosco e inizia una discesa su una mulattiera piuttosto impegnativa, affiancando un ruscello troviamo in fondo un passaggio piuttosto difficoltoso dove dobbiamo trasferire le moto una ad una .
Facciamo il nostro lavoro, passiamo dall’altra parte e arriva il gruppo di Giulio, diamo una mano anche a loro e poi arriva il gruppo di Beccucci. Giulio non li aspetta e se ne va essendo loro di un’altra parrocchia, scopriremo poi che in quel punto Pietribiasi arrivando a manetta è caduto, restando incastrato sotto la moto aiutato da Chiesa che sportivamente ha rinunciato alla vittoria pur di aiutarlo.
Arrivano le nuvole e inizia a piovere; decidiamo di fermarci e indossare la giacca impermeabile, ci supera il gruppo di Giulio che si era fermato al monastero, dopo pochi km l’acqua è davvero tanta e le nuvole basse tanto da compromettere la visibilità.
Arrivando ad un incrocio corrispondente all’uscita della prova speciale e troviamo Borghin con una gomma a terra. Quale miglior occasione per poterci fermare visto che proseguire è un’impresa ?..Decidiamo di far campo qui e goderci l’uscita dei piloti .
Mentre Borghin cambia la camera scopriamo un piccolo bar dove rifocillarci e attendiamo l’uscita dei piloti, piove e fa freddo.
Arriviamo al rifornimento, lasciamo partire tutti e partiamo dietro al gruppo, la pista ci porta via via vicino al monastero affrontiamo un grosso guado prima di inerpicarci sulle sterrate in salita con tornanti secchi da fare in derapata, si può dire che questo tratto lo conosco a memoria sono una ventina di km da fare a manetta seguendo lo sterrato principale senza deviazioni. Finita la parte tecnica arriva la parte facile, lo sterrato si trasforma in una larga strada sterrata che non dà emozioni tranne che per i paesaggi che si vedono.
Si fanno attendere ma alla fine arrivano, sono sconvolti sembrano usciti da un girone infernale, dicono che alla collina non si vedeva niente, che era difficile salire sull’erba bagnata .
Tra i primi ad arrivare c’è Chiesa che racconta il fatto di Pietribiasi guarda l’orologio, se passa ancora due minuti prima che arrivi ha vinto, ma non è così, arriva Pietribiasi guidando come un forsennato, è senza occhiali e senza strumentazione , ha vinto con un minuto e mezzo di vantaggio, subito ringrazia Chiesa per il gesto, poi racconta che ha rotto la strumentazione e ha guidato fino a lì solo con l’uso del gps.

Arrivano anche altri piloti dopo parecchi minuti con moto semidistrutte senza manopole e senza strumentazione. 
Arriva anche una jeep con all’interno un pilota vistosamente fasciato, si ferma e scende Klaus Nennewitz bestemmiando in venetotedesco dicendo che si è rotta la spalla: guidava sull’erba alta ed è andato a sbattere su un grosso sasso venendo proiettato in avanti.Ma non si lamenta per il dolore ma solo perchè non ha potuto finire la gara.
Intanto visto che Uslenghi non si vede e ormai sono usciti quasi tutti decidiamo di prendere la strada per l’albergo, scendiamo sotto una pioggia incessante .
All’albergo scopriamo che Uslenghi è già arrivato; dice di essersi ritirato non trovando la pista.
Le premiazioni si tengono al Pub 13, un locale sotto le mura romane della città, è un posto veramente bello e moderno, l’organizzazione ha affisso manifesti in tutta la città invitando la cittadinanza a partecipare alla serata di gala. Dentro di pubblico ce ne è veramente poco, in compenso il buffet era vario e abbondante. La serata si svolge come nelle migliori tradizioni con uno sforzo veramente lodevole da parte di Dinu di fare apparire importante questa gara per la città di Alba Julia invitando tutte le autorità sul palco a fare un discorso.
Nota curiosa : alla frontiera ungherese il camper dei veronesi ha preso la multa per CONTRABBANDO DI BENZINA: era rimasta mezza e dico mezza tanica di benzina sul carrello portamoto, il doganiere accorgendosene e non trovando altro ha deciso di fare una multa di 100 euro; il fatto strano è che noi avevamo 7 taniche sul camion, ma da noi cercavano stecche di sigarette e non hanno appurato se erano piene o vuote .
Diciamo che il tema di questo Carpat era l’improvvisazione, questo è apparso agli occhi di tutti, le tappe erano decisamente corte e gestite male, se questo è l’andamento credo che in futuro non avrà più tante adesioni da parte di piloti e di rider. La formula è decisamente sbagliata, non si possono pagare 690 euro di iscrizione +38 euro per assicurazione medica fare 2700km di trasferimento e avere in cambio solo il dormire e il road book per fare meno di 450km di fuoristrada reali. il resto e affidato alla buona stella che ognuno ha .

Levoski